mercoledì 30 settembre 2009

Alle radici dell'ordine della città europea

di Gianfranco Potestà

“L’avvenire del ‘nuovo’ è assicurato nella misura in cui esso attinge con metodi eterni da eterne fonti. Si crea, si  trova il nuovo solo sul piano dell’eternità”

( Henry va de Velde   1863 – 1957)

Premetto tre brevi citazioni propedeutiche che interessano l’argomento qui trattato che è relativo alla struttura dell’urbs. Le prime due sono del prof. Marco Romano, la terza è l’esergo della relazione che segue.

…… abbiamo perso il sentimento della nostra identità ……

…… prima della condizione tecnica c’è la condizione simbolica nel nostro tipo di società come di città, aperta, mobile e democratica …


Vorrei  a esprimere alcune mie riflessioni sul tema “città” che cercano di individuare e qualificare quelle radici dell’ordine della città europea che nella contemporaneità si sono forse perse o dimenticate o nascoste o rimosse. Assistiamo a pianti e lamenti da parte di intellettuali ed urbanologi sensibili e di personaggi della cultura per la perdita di qualità, di sacralità, di relazioni nella struttura fisica della città, a sconcerto di fronte a scempi o ad altre perdite, a desolazione davanti all’impotenza della cultura e all’incultura o sottocultura del potere incapaci di arginare il degrado e di recuperare principii, temi,consapevolezze e strumenti per una cultura ed una prassi per trovare unaqualità urbana perl’esserci da uomini e donne contemporanei nell’ urbs del nostrotempo. Mi domando : siamo in grado oggi, in quello che alcuni scrittori chiamano il tempo del capitalismo tecno-nichilista e della libertà immaginaria, nel fatto urbano, di vedere? di pensare? Magari di operare nella logica della gratuità? Come e dove cercare un approdo? Dobbiamo scuotere dai nostri sandali e dalla nostra mente la polvere accumulata nelle nostre città e riandare alle radici dell’ordine della città europea per  riscoprire una idea di urbs secondo una icona urbana strutturata secondo principii di sostenibilità, di sussidiarietà, di eco-compatibilità all’interno degli insediamenti-agglomerati urbani contemporanei.  

Disegno di "ordine" organico della "Radice" recinto consacrato per la Basilica di San Lorenzo a Firenze

La città ( per intenderci quellamorfologia fisica fatta di ‘struttura’ e di ‘storia’ a cui può essere idoneamente attribuita la parola città come icona di cellula urbana o di più cellule urbane linkate in una rete a invarianza di scala ) la città, dico, è fatta in una precisa maniera, anche se appare in molteplici varianti, altrimenti ne consegue il degrado fisico e sociale.  

E per quanto attiene al suo assetto e alla politica che lo genera, incompetenza ed infamità contribuiscono a generarne il degrado.  La città è una sintesi di struttura e di storia, e mentre la struttura tiene nel tempo, è pressochè costante, la storia invece è mutante ed è soggetta a mode e a modi.  Già qui ed ora possiamo porre dei picchetti per definire dei territori ove impostare la traccia di radici strutturali costanti, anche dove predomini lo spappolamento, la divisione, l’affastellamento, il sottosviluppo.  Va tenuto però anche conto che, oltre alla presenza di mani empie sulla città giusta che tentano di soffocarne gli aneliti di sviluppo, si cerca di travalicare le regole con norme improprie e con la deregolamentazioneche ceano caos, anarchia e appropriazioni indebite.  Considerando peraltro che l’anima è anarchica ( psychè = farfalla) e come tale può divenire anche fonte di mali radicali o metafisici, appare opportuno e doveroso ritornare a quelle radici dell’ordine della città europea.

Disegno di ordine "organico" per il sagrato sepolcreto "radice" della Basilica si San Lorenzo a Firenze

L’albero senza la radice non potrebbe vivere come albero.  La città senza radice non potrebbe vivere come città.  Alle radici dell’ordine della città europea c’è la radice di città, così come deve essere.  Radice di città è il recinto consacrato ove insistono : chiesamatrice-catecumenion-camposanto, e il camposanto risulta radice di radice di città.  Così è stato, così è, così sarà.  Troppo integralista o fondamentalista?  O è necessario riscoprire e risalire o scendere alle radici per riattualizzarle?  “ A livella “: come recita Totò nella sua poesia, l’unica cosa democratica, che ci lega alla terra come terra.  Mi domando: quale stretto rapporto tra vita-morte-città-chiesa come mistero-popolo-struttura?  

Questo scritto tende a un tentativo di ricomposizione ad unità di tre elementi smembrati e dispersi di cui dirò appresso e ad una riaffermazione della permanenza, nella dimensione dello spirito, della persona e della comunità.  Altrimenti non vi può essere riconoscibilità nell’urbs, cioè nella struttura urbana, della comunicazione dell’insieme dei misteri cristiani, fra cui gli escatologici. I tre elementi smembrati e dispersi sono : chiesa-matrice, catecumenion, camposanto, luoghi che invece dovrebbero manifestare la continuità e la contiguità del percorso di vita nella sequenza : “ progetto-nascita-comunione nella esistenza-morte-vitaeterna “ attraverso i momenti del percorso terreno “ dal battesimo alla comunione nel trinomio parola-liturgia-comunità alla sepoltura “        La chiesa-edificio non è una monade ma è un insieme di segni significativi come sopradetto, un insieme anche come segno visibile e percepibile, dal valore iconico, che all’interno della struttura urbana alberga quella “ comunione dei santi “ di cui al primo degli articoli escatologici del “ credoapostolico “

Disegno di ordine "organico" nella veduta prospettica rinascimentale

La chiesa-matrice è quel luogo ove nel fonte battesimale la comunità genera e gesta figli nella fede in Cristo, li accoglie nel suo seno fin dalla nuova nascita e li introduce alla appartenenza di popolo nella complementarietà del “mistero-popolo-struttura” col potere di rivelare dio all’uomo tanto profondamente quanto quello di rivelare l’uomo a se stesso. Nel catecumenion, la comunità così iniziata, in un cammino di aquisizione di consapevolezza radice di libertà e di vita, mette in grado i fratelli di giungere alla consapevolezza di essere figli nel figlio e figli e fratelli nella madre e amici di dio per gli uomini e di sentirsi amati gratuitamente, ciò che è già qui ed ora vita eterna, e a rispondere alle domande di libertà e di fedeltà individuale e comunitaria durante la vita terrena. Nel  camposanto la comunità permane, nella dimensione dello spirito, in quella  “comunione dei santi” che accomuna, come in vasi comunicanti, vivi e defunti nella vita eterna.  I defunti sono legati, uniti e vicini ai vivi, nella dimensione dello spirito, nell’attesa della resurrezione della carne, del giudizio, e della vita eterna, Se esiste allora una continuità ed una contiguità dei vivi e dei defunti che ci precedono e ci seguono nei legami affettivi è opportuna anche una riunificazione dei tre elementi smembrati della chiesamatrice-catecumenion-camposanto nel segno iconico, in città, del luogo immaginedella “comunione dei santi” che è radice di città, e che rappresenta nel tempo e nello spazio la continuità e la contiguità delle dimensioni della vita e della morte. Ma questo legame tra i tre elementi oggi è problematico, in quanto l’inumazione nel cimitero in città, all’interno della struttura urbana, anche per malintese ragioni igienico-sanitarie, non è più tollerata dalle norme e dalla cultura popolare. In generale l’attuale prassi della sepoltura dei morti, come per esempio l’inumazione in cimiteri fuori città, o come la cremazione ed una successiva dispersione delle ceneri, è prassi poco civile e tantomeno cristiana. In riferimento alle radici dell’ordine della città europea, il camposanto o sagrato-sepolcreto, radice di radice di città, spazio del silenzio e non dell’affastellamento, non è un luogo-altro, avulso, discosto, separato rispetto alla città dei viventi, ma non ne può che essere centrale parte congruente e concidente, insieme a chiesa-matrice e catecumenion. Il cimitero attuale, con la pratica della inumazione fuori città, risulta essere come “non-luogo”, una città aliena alternativa, un altrove, che allontana viventi e cari estinti ( e molte volte è sede di una fiera delle vanità ) e non permette la riconoscibilità della continuità e della contiguità di cui si diceva prima.

Presunto ordine urbano contemporaneo

Si può arrivare oggi, nella struttura della città attuale, ad una riunificazione dei tre segni chiesamatrice-catecumenion-sagratosepolcreto, che possono ritornare a formare, entro le mura, segno iconico di unità visibiledella “comunione dei santi”, solamente con la pratica della cremazione che permette di accogliere e di raccogliere le ceneri dei parrocchiani che scelgono di far cremare le proprie spoglie, nelle urne disposte, all’interno del recinto consacrato, nella città, nel sagrato sepolcreto della chiesamatrice accanto ed in organica unità col catecumenion. Si  verrebbe così a ridefinire questa unità dei tre segni come “ luogo urbano “. Attraverso questa riscoperta e questo riadattamento, Firenze, da città “ non luogo “ può tornare ad essere “ città luogo “ non solo luogo fisico ma anche luogo teologico.

Nel modello della città terrestre e celeste di Gerusalemme, selda e compatta, riconosciamo che: il proto-tipo della forma città pre-esiste come icona di trinità

Resta inteso che nell’approccio alle radici dell’ordine della città europea, questa testè descritta è solo la prima, anche se la più determinante, delle radici. Riguardo alle altre importanti componenti si procederà in seguito a definirle con approfondimenti successivi. Diceva Giorgio La Pira : “ La città è una unità organica che presenta ai suoi membri presenti e futuri tutti gli elementi essenziali per il sereno sviluppo della loro vita : la struttura stessa urbanistica è fatta per una finalità profondamente umana.  Mons. Timothy Verdon nel suo libro “ Il catechismo della carne “parla del Dipinto di Baltimora su “Città ideale” che presenta una situazione di ordine del tutto. Ordine che, per la Rinascita come già per il Medioevo manifestava la pace sociale, a sua volta “frutto” o meglio “opera” della giustizia. (urbs beata, visione di pace). Ma le condizioni e le situazioni dell’oggi sono diverse.  La organicità della cellula urbana e della sua logica comunitaria, come anche descritto su BimestraleSolidarietàCaritasFi n°3-2009 su “risorse della periferia”, al di là dello spappolamento nella contemporaneità, si scontra con le conseguenze prodotte anche da logiche urbanistiche decise “altrove” e incapaci di incidere positivamente, marginalizzando come periferico e come utopia ogni intento di comunità. La cellula urbana non organica tende a divenire spazio di attraversamento e di dispersione rimettendone in gioco il profilo di coesione con nuove discontinuità e forte indebolimento dei suoi confini che fanno migrare la socialità verso i non-luoghi del commercio e dell’evasione. Esiste peraltro un bisogno da parte di ogni urbanologo, che non si lasci trascinare da incompetenza ed infamità di offrire una risposta che sia, oltre a quella di definire, al di là delle contraddizioni, icone di organicità strutturale morfologica, anche quella di facilitare la promozione e la creazione di relazioni che riescano nell’obiettivo di incidere sul processo di progressiva perdita del senso di “custodia sociale” tipico della contemporaneità.       


Il blog di Gianfranco Potestà:  poteurbanologo.blogspot.com 

Tutte le immagini del presente testo sono state fornite dall'autore                                                                         

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