lunedì 22 febbraio 2010

L’ISOLATO A CORTE COME MISURA DELLA RICOMPOSIZIONE URBANA

di Elena Ciappi

Il testo che presentiamo di seguito è tratto da un libro intitolato “”Lo spazio Urbano” edito da Alinea nel febbraio del 1985, autrice del testo è l’amica Elena Ciappi a cui abbiamo chiesto di ridurre il lungo ed articolato originale in un intervento più snello, più consono alle esigenze del Web. Siamo certi che le riflessioni sull’isolato urbano che sottendono questo scritto possano essere utili temi per il ripensamento della forma urbis delle nostre città.

Quelle che seguono rappresentano delle annotazioni per l'individuazione di una tipologia dell'isolato a corte quale possibile «misura» di un impianto morfologico, uno spazio/forma in grado di coniugare la qualità dell'alloggio nelle sue caratteristiche di funzionalità e salubrità, con la qualità d'insediamento data da una precisa individuazione e riconoscibilità degli spazi come spazi urbani.

E' in tale ambito che viene individuata nella dimensione dell'isolato quell'unità e quell'elemento base per la ricomposizione del tessuto urbano. Se consideriamo i termini delle definizioni che individuano il concetto di isolato, ci possiamo rendere conto che nel termine stesso di isolato inteso come «elemento minimo unitario» è già sintetizzato un complesso sistema di relazioni fra varie componenti.

L'isolato, topograficamente, è un'area delimitata da una rete viaria costituita a sua volta da percorsi di varia natura, omogenea , differenziata, gerarchizzata, in base alla localizzazione della parte di città all'interno di un più generale disegno.

Fin dalle origini ha prevalso la tendenza all'edificazione lungo i margini stradali, sia delle singole costruzioni su particelle di proprietà come nella città gotica mercantile, sia, a partire dal XV secolo, di complessi edilizi più ampi che tendevano ad assumere un preciso rapporto con la maglia urbana, fino a coincidere con la dimensione stessa dell'isolato.

Questo tipo di edificazione, l'edilizia cosiddetta «chiusa», ha generato nella storia uno spazio stradale delimitato da «quinte» prospettiche costituite dai fronti degli edifici.

In ogni caso risulta costantemente in primo piano la relazione di reciproco condizionamento fra edificio e strada tanto da costituire un'entità con due valenze che hanno prevalso l'una sull'altra a fasi alterne nel corso della storia.

Per questo l'immagine dell'isolato, riferita ad una maglia stradale ortogonale si può intendere come composta da:

a) il complesso di costruzioni lungo i margini stradali di un'area;

b) lo spazio stradale delimitato dalle facciate degli edifici (la famigerata rue corridor con cui si tramortivano dieci anni fa gli studenti che, come me, non ci vedevano nulla di male);

e) l'incrocio delle strade e la porzione di spazio generato dagli spigoli degli edifici.

Con il termine di isolato si viene così ad individuare, secondo la definizione data da Leon Krier «L'elemento chiave che definisce sia gli spazi urbani che gli edifici, ed inoltre l'elemento singolo che definisce la scala urbana, l'uso, l'ordine e il linguaggio (pubblico e privato, individuale e collettivo

Si identificano poi, date queste sintetiche premesse, alcuni criteri tipologici dell'edificio residenziale a corte.

Aspetti morfologici

Il presupposto di partenza è che l'organismo edilizio occupa un'area quadrangolare delimitata da un impianto viario ortogonale.I limiti stradali coincidono con i limiti esterni del costruito che avrà un suo spessore come corpo di fabbrica ed una certa altezza data dal numero dei piani.

Si viene così a determinare una configurazione planivolumetrica caratteristica che presuppone un dentro e un fuori, uno spazio esterno che si identifica come spazio stradale a carattere pubblico e di relazione con le funzioni non residenziali, ed uno spazio interno, che diversamente, costituisce uno spazio privato, maggiormente protetto. Dipenderà dalle dimensioni se esso si presenta come corte,cortile, piazzale, patio o chiostra.

Sono difatti soprattutto i rapporti dimensionali di una volumetria a determinare, in termini percettivi, l'impatto reale dell'organismo edilizio in un contesto. E' indubbiamente diversa la stessa unità isolato relativa ad una griglia dimensionale di 113 metri come l'isolato del Piano Cerdà di Barcellona da un isolato della Berlino del XIX secolo che arrivava a misurare 150x300 metri.

E' quasi impossibile in fase progettuale, se si prescinde da un impianto viario o da un contesto esistente, codificare quale potrà essere l'impatto spaziale adeguato, quale il rapporto fra la lunghezza del fronte, l'altezza dell'edificio e l'ampiezza della strada, come pure il rapporto fra le tre dimensioni che determinano la proporzione e la qualità dello spazio interno.

Si ha la sensazione che uno spazio sia angusto o troppo vasto quando risulta alterato il rapporto fra le dimensioni e la loro proporzione rispetto a quello dato dalla memoria e dall'esperienza di spazi percepiti come «alla giusta scala».

Anche se intervengono simultaneamente più fattori, il rapporto percettivo dello spazio è soprattutto visivo, e varia con la distanza dal punto di osservazione e l'altezza dei fronti che delimitano il campo visivo

Esiste quindi una relazione geometrica che ci permette di individuare, in una prima approssimazione, criteri progettuali per un dimensionamento di massima della configurazione planivolumetrica.

Se ipotizziamo l'altezza del fabbricato sui 4 o 5 piani per rispettare un criterio di scala e densità urbana, tale altezza determina l'ampiezza della strada, inoltre se si pone come parametro di dimensionamento il giusto rapporto fra altezza e lati della corte, lo spessore del corpo di fabbrica nell'intorno dei 12-15 metri per consentire il doppio affacciamento, le dimensioni dell'isolato si attesteranno sui 60-80 metri di lato.

Questi parametri determinano un dimensionamento di griglia media considerato soddisfacente come risulta da uno studio comparativo sulle maglie ortogonali di varie città.

Caratterizzazione tipologica

Se vogliamo definire ulteriormente l'articolazione dell'organismo edilizio si dovrà vedere come ogni parte avrà un proprio carattere peculiare che dipenderà dalla sua localizzazione all'interno dell'organismo stesso.

Ci soffermiamo particolarmente sugli aspetti caratteristici dell'edificio a corte: l'organizzazione del basamento e le parti d'angolo.

Queste ultime risultano diverse dalle parti lineari del fabbricato, come pure la fascia del basamento, costituita dal piano terreno che ha un carattere diverso dai piani soprastanti a causa del rapporto con lo spazio stradale e con lo spazio interno della corte.

In tale rapporto influisce in modo determinante il diverso grado di importanza delle quattro strade che delimitano l'isolato.

É nella relazione fra edificio e spazio stradale che si costituisce il carattere urbano di una costruzione e dei suoi spazi. La localizzazione dell'isolato all'interno di un impianto viario gerarchizzato determina la differenziazione, sia formale che di uso, delle parti componenti l'edificio.

In corrispondenza di un sistema di viabilità di importanza maggiore o di un nodo urbano costituito dalla presenza di una piazza con le strade che vi confluiscono, i fronti o gli spigoli assumeranno di volta in volta un carattere di maggiore accentuazione, e se la qualità degli alloggi posti al piano terreno potrebbe venire compromessa dal transito dei veicoli e dei mezzi pubblici, la stessa ubicazione suggerisce l'opportunità di localizzarvi dei negozi, delle attività commerciali o terziarie compatibili con la residenza.

Diversamente, in corrispondenza di una viabilità più tranquilla, gli alloggi posti al piano terreno, opportunamente sopraelevati per evitare l'introspezione dall'esterno, avrebbero la possibilità di fruire di un'area di pertinenza che si ottiene distanziando dalle abitazioni gli spazi di percorrenza all'interno della corte.

La combinazione, basata sul grado d'uso della corte (pubblico, semipubblico, privato) fra sistemi di accessi e percorsi di attraversamento della corte suggerisce la disposizione delle aree pavimentate e delle aree adibite a verde, con impianto di alberi ad alto fusto e foglia caduca. E' noto come una corretta e adeguata disposizione della vegetazione contribuisca al miglioramento delle condizioni climatiche e termiche dell'edificio e del suo intorno.

Aspetti ambientali

A partire dal razionalismo, la disposizione degli edifici secondo condizioni ottimali di soleggiamento e ventilazione ha costituito una delle basi della ricerca sull'assetto morfologico urbano, condannando in blocco sotto questo aspetto, l'edilizia «chiusa» come espressione dello sfruttamento delle aree urbane secondo fini speculativi a scapito delle qualità igieniche e ambientali dell'abitazione.

In realtà la situazione delle grandi città all'inizio del secolo era tale che lo stesso regolamento edilizio della città di Berlino arrivava a stabilire addirittura a metri 5,30 la distanza minima fra i fabbricati che saturavano l'area interna degli isolati generando uno spazio labirintico fra cortili angusti.

La riproposizione, nell'attuale momento, dell'isolato urbano non può prescindere dai contributi della ricerca intrapresa dal Movimento Moderno sull'ottimizzazione climatica degli edifici, aspetto che negli ultimi anni è stato nuovamente posto in evidenza dalla crisi energetica.

Ma se risulta possibile, per un fabbricato a configurazione lineare ( a stecca, per intendersi), stabilire rigorosamente dei criteri progettuali basati su una corretta esposizione, orientandolo lungo l'asse eliotermico, più complesso diventa il voler ricondurre a delle regole precise una realtà urbana di per sé stessa eterogenea.

Nell'isolato urbano tali criteri dipendono dall'orientamento dell'impianto morfologicocomplessivo della rete viaria e dei complessi edilizi per cui, essendo i corpi di fabbrica orientali ortogonalmente l'uno rispetto all'altro, l'esposizione rispetto ai punti cardinali determina, alla stessa ora del giorno,condizioni di soleggiamento diverse nelle diverse parti del complesso edilizio. Inoltre il soleggiamento delle facciate esterne, anche nei casi di esposizione favorevole risulta condizionato dalla presenza di altri edifici disposti lungo i margini stradali; i corpi di fabbrica paralleli, pur essendo orientati lungo lo stesso asse, avranno situazioni diverse se i fronti omologhi prospettano verso la strada o verso la corte.

La caratterizzazione tipologica non può prescindere dunque, oggi più che mai, da una serie di parametri anche bio climatici posti correttamente alla base del progetto.

Se queste note, molto tecniche e poco narrative, scritte 25 anni fa (1), servivano come spiegazione didattica per dare FORMA allo spazio urbano, quello che ci preme oggi è aprire il discorso alla contemporaneità di nuove istanze e nuove esigenze che vedono nel New Urbanism un percorso per porsi domande e arrivare a nuove risposte per superare lo sradicamento e ri-costruire un senso del luogo, rimettendo la persona e le relazioni sociali al centro del progetto.

E mi piace riportare una notazione di G.K. Koenig che, nel vedere lo spazio urbano, la città come segno tangibile di un tempo e di un vivere collettivo, a sua volta riporta una bellissima definizione di Mumford:

la città è il segno delle relazioni sociali integrate, poiché il tracciato e la forma della città esprimono in modo visibile gli sviluppi della vita associata, e perpetuano in forma stabile gli sviluppi transeunti della storia.



Le immagini pubblicate sono per la maggior parte tratte dal web e sono nell'ordine :

1) Torino 1800

http://t1.gstatic.com/images?q=tbn:-PV1-tNkVBgLcM:http://www.florenceprints.com/images/Citta/torino_1800_2.jpg

2) da: "Enciclopedia Le Corbusier" Electa

3)Schema planivolumetrico del corpo edilizio a corte da " Lo spazio Urbano" Alinea 1985

4)Immagine aerea Barcellona Piano Cerdà

http://www.presstletter.com/public/Image/terna/wright_scacchiera_barcelona.jpg

5)Schema di soleggiamento http://t2.gstatic.com/images?q=tbn:07DO36ImTcbzjM:http://www.miniwatt.it/mwEEE/Mod3_file/Soleggiamento.gif